Non ci spaventa più nulla.
Ormai ciò di cui si è certi il giorno prima, il giorno successivo è utopia.
Il perché è presto detto; il recente articolo 6 del Decreto Legislativo 39/2024 ha introdotto un’improvvisa restrizione sulle compensazioni per i crediti d’imposta legati agli investimenti in beni strumentali nuovi, iniziativa nota come “Industria 4.0”, che riguarda gli investimenti effettuati a partire dal 2023 e successivamente per il 2024.
Dal tenore letterale della norma, si pensava che per gli investimenti effettuati ed interconnessi nel 2023 (anche se acquistati nel 2022) fosse sufficiente al fine di poter fruire di questa misura, quella di inviare una “comunicazione preventiva” (prima facoltativa) da parte delle imprese per l’utilizzo dei crediti, utilizzando apposita modulistica prevista dal decreto del 6 ottobre 2021, scaricabile dal sito del Ministero.
In realtà, però, non è assolutamente così.
Infatti, con la risoluzione 19/E/2022 l’Ade blocca la compensazione di crediti non solo per gli investimenti direttamente realizzati nel 2023, ma anche per quelli eseguiti negli anni precedenti che sono stati interconnessi nel corso del 2023 e 2024.
Questo dettaglio emerge chiaramente con le recenti sospensioni di pagamento che diverse imprese hanno incontrato dopo aver presentato i modelli F24, come confermato dalla risoluzione 19/E/2024.
Ecco quindi che questa condizione aggravata dall’ultima risoluzione, ha generato incertezze, che estende il blocco anche ai crediti per investimenti fatti in anni antecedenti, purché questi siano stati documentati nel modello F24 sotto lo stesso codice tributo degli investimenti del 2023 (codici 6936 e 6937), indicando così un’interruzione nella compensazione che potrebbe durare fino all’emissione del nuovo decreto direttoriale dal Mimit e della realizzazione della piattaforma necessaria alla trasmissione delle comunicazioni richieste.
Critiche a questa politica non mancano, dato che l’interruzione sembra ingiusta per quelle imprese che hanno effettuato investimenti conformi ai requisiti previsti prima del 2023 e che ora si trovano impossibilitate a utilizzare i crediti maturati a causa di un’applicazione retroattiva delle nuove regole, che non possono essere rispettate data l’assenza degli strumenti necessari.
In conclusione, la restrizione imposta dall’articolo 6 del DL 39/2024 ha significativamente complicato la pianificazione finanziaria delle imprese che avevano investito in beni strumentali con la prospettiva di beneficiare di crediti d’imposta.
L’esigenza di una comunicazione preventiva, non ancora supportata da adeguati strumenti amministrativi, insieme all’estensione del blocco a crediti di anni precedenti, solleva questioni sia di equità che di praticità nell’applicazione della legge.
La domanda sorge spontanea: perché?
Speriamo in un urgente revisione normativa per correggere queste difficoltà procedurali e garantire che le imprese possano continuare ad investire nell’innovazione senza incontrare ostacoli burocratici ingiustificati.
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